Piccoli e grandi rinvenimenti, spesso di modesto valore intrinseco ma di enorme valore culturale, conducono a tappe forzate verso l’obiettivo di rileggere il monumento e la vita che per secoli vi si è svolta, con i suoi personaggi e le sue quotidianità. La scoperta è avvenuta stamattina mentre alcuni operai erano all’opera per proseguire, parallelamente all’intervento in atto nella Torre Maggiore, i lavori di pulizia e sistemazioni dei giardini sotto la supervisione di tecnici e archeologi coordinati dalla Direzione del monumento.
Il sepolcro, realizzato ai piedi di una nicchia tra i giardini al di sopra della Sala dei Cavalieri, si presentava quasi come un panchetto. Quel loculo, privo di iscrizioni o epitaffi come quelli celebri di Lord Byron per il suo Boatswain, e quei resti inumati proprio lì in così perfetta connessione anatomica, lasciano immaginare come fosse forte la considerazione del padrone per quell’amico a quattro zampe. Al punto da garantirgli una degna sepoltura e durata oltre un secolo. Per questo, tutto lascia presupporre come possa trattarsi dei resti del cane di Neville Reid, un grazioso animaletto spesso immortalato dal lord scozzese in alcuni schizzi a matita.
Proprietario dal 1851 dello straordinario monumento oggi nelle disponibilità dell’Ente Provinciale per il Turismo, Neville Reid pare nutrisse particolare affetto per quella creatura a quattro zampe. E la connessione anatomica in cui è stato rinvenuto lo scheletro denota la delicatezza con cui quella creatura venne adagiata più di cento anni fa in quel loculo in muratura. Un’ulteriore conferma di quanto quel cane fosse più di una compagnia scodinzolante nei meriggi di primavera: tra le policromie dei giardini e il colonnato di Villa Rufolo. Volontà della Fondazione Ravello è la concreta attuazione dei principi fondamentali riportati nello statuto e non lasciare che restino sterili enunciati di intenti. Ad oggi i fatti lo confermano in mondo inequivocabile.
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