LA SOSPENSIONE DA PALAZZO CHIGI. Prima ancora che De Luca insedi la nuova Giunta, il 26 giugno arriva il decreto che lo sospende dalla carica per effetto della Severino. Motivo: una condanna in primo grado per abuso d’ufficio del tribunale di Salerno, legata alla nomina di un project manager per il progetto del termovalorizzatore salernitano. “Condanna demenziale, per aver usato l’espressione project manager invece di coordinatore”, ricorda più volte l’interessato.
PRIMO SI’ AL RICORSO, GOVERNATORE TORNA IN CARICA. De Luca ricorre con procedura d’urgenza ex art. 700 contro la decisione di Palazzo Chigi. Il 2 luglio il presidente della prima sezione civile del tribunale di Napoli, Gabriele Cioffi, in funzione di giudice monocratico con proprio decreto congela la sospensione: si tratta di un provvedimento provvisorio che dovrà essere confermato in una successiva udienza collegiale. De Luca esulta: “Si ripristina il rispetto della volontà popolare”.
IL TRIBUNALE CONFERMA, ‘PALLA’ ALLA CONSULTA. La prima sezione civile conferma la decisione favorevole a De Luca: gli effetti della sospensione sono congelati in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci su alcuni profili di presunta illegittimità sollevati durante il dibattito dalla difesa del governatore. Il collegio che decide è composto dal presidente Umberto Antico e dai giudici Raffaele Sdino e Anna Scognamiglio: quest’ultima finirà nella bufera per la presunta concussione per induzione su cui indaga la procura di Roma.
DE LUCA ANCORA SUB IUDICE, ASPETTANDO CORTE COSTITUZIONALE. Il 20 ottobre la Consulta boccia il ricorso sull’illegittimità della legge Severino sollevato dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris. La decisione non ha effetti immediati su De Luca, la cui difesa ha avanzato obiezioni diverse. Il governatore resta in carica in attesa di un nuovo pronunciamento della Suprema Corte, che dovrà dire l’ultima parola sulla conferma o meno della sospensione.
SI DIMETTE MASTURSI, SCOPPIA IL ‘CASO SCOGNAMIGLIO’. Il 9 novembre le improvvise dimissioni di Carmelo ‘Nello’ Mastursi, da sempre uomo di stretta fiducia di De Luca e da lui chiamato al delicato ruolo di capo della segreteria in Regione. L’interessato sostiene di non riuscire a conciliare gli impegni a palazzo Santa Lucia con quelli nel partito, ma presto si viene a sapere che Mastursi è indagato dalla procura di Roma – competente per le inchieste sui magistrati partenopei – insieme ad altre sei persone, tra cui lo stesso De Luca e il giudice Anna Scognamiglio.
Fonte ANSA
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