“La breve tregua concessa dai cinghiali con le loro scorribande – afferma – incomincia a venir meno viste le recenti rinnovate proteste delle popolazioni amministrate, che non vogliono più assistere inermi alle rinnovate scorribande degli cinghiali che provocano danni, mai o mal risarciti, ai coltivati e pericolo per la propria incolumità personale. Ben vengano i selecontrollori – continua Salati – che attraverso prelievi mirati, dovranno ridurre selettivamente il numero degli ungolati, ma ritengo che non è di certo la panacea per il risolvere il problema a monte.
Per farlo, secondo me, bisogna far ricorso alle deroghe delle leggi 157/92 e 394/91, che regolano l’attività venatoria nelle aree protette, deroghe, che nel caso non vi siano altre soluzioni soddisfacenti, e non ve ne sono, si applicano nei casi di estrema gravità quali la tutela della salute e della sicurezza pubblica, la sicurezza aerea, la prevenzione di gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque, la protezione della flora e della fauna.
Tutte condizioni queste che sono presenti nel nostro territorio protetto. Allora che si aspetta di dar via libera alle deroghe che la legge autorizza e si continua a girare intorno al problema? Se non c’è chi lo farà lo faranno i Sindaci. I cilentani, abituati a sdrammatizzare in un quotidiano difficoltato, nemmeno in questa occasione di particolare disagio perdono il senso dell’ironia. E così dopo la visita dei cinghiali anche al Parco e la ripresa delle incursioni nel territorio e nei centri abitati in giro si sente dire: li troveremo anche al bar che si prendono un caffè! Davvero una preoccupazione di buon gusto e non lontana dalla realtà…”, conclude Andrea Salati.
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