Di Bartolomei, come detto, concluse la sua splendida carriera nel 1990, nelle file della Salernitana che trascino in una storica promozione in Serie B dopo 23 anni di assenza. Morì suicida la mattina del 30 maggio 1994 a San Marco (frazione di Castellabate nel Cilento), dove viveva, sparandosi nel petto con la sua pistola Smith & Wesson calibro 38. Erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni 1983-1984 persa dalla Roma contro il Liverpool.
I motivi del suicidio (si parlò di alcuni investimenti andati male e di un prestito che gli era stato appena rifiutato) divennero abbastanza chiari quando fu trovato un biglietto in cui il calciatore spiegava il suo gesto, da ricollegarsi probabilmente alle porte chiuse che il calcio serrava di fronte a lui: «mi sento chiuso in un buco», scrisse.
La Roma, in questo giorno speciale, ha dedicato una lettera a firma di Tonino Cagnucci, all’indimenticato Agostino Di Bartolomei. Eccola:
«È quasi un errore scrivere oggi di Agostino Di Bartolomei. Perché se è sempre vero che in ogni circostanza di commemorazione c’è il facile rischio della retorica, per Agostino che è stato l’uomo senza retorica è ancora più vero. L’uomo in più per Sorrentino – il film che gli ha dedicato il regista – e per noi – la vita che ci ha dedicato lui.
Un uomo senza posa, ma con la faccia tirata in una smorfia in una punizione con la doppia b da Dibba con la gamba perpendicolare al terreno, tirando via insieme al pallone tutto quello che c’era dietro e che spesso nascondeva. Apposta partiva così forte. Era la bomba di Ago. Il troppo che aveva dentro. Non il fiore, ma il vaso di fiori che tirò nel giro di campo di Roma-Torino e di cui ancora ne raccogliamo i cocci.
La pezza che ci è arrivata tutta insieme in una mattinata di maggio, la stessa data di quella notte, ma altre lacrime e preghiere. La smorfia che aveva quando ha abbozzato un sorriso alzando la Coppa Italia contro il Verona il 26 giugno 1984 perché era l’ultima cosa che stava facendo con la sua Roma. E nessuno di noi sapeva che non sarebbe più tornato. La Sud quella sera aveva scritto uno striscione: “Arrivederci Campione”. Ma non ci siamo più rivisti. È stato un errore persino quello.
Ago sei sempre nei nostri cuori non ti dimenticheremo mai io sono un tifoso del lupo ma il tuo ricordo e’ impresso nel ciore di tutti noi.
Semplicemente guidaci ancora Ago!! Tutt r cilient t arricord!! Nun se pote scorda nu campion accussi foort
Amo ricordare il grande AGO quando a Caserta realizzò con freddezza, potenza e precisione due rigori e pareggiammo 2-2.
Al termine della partita fuori dagli spogliatoi con il consueto aplomb che lo contraddistingueva ricambiò il nostro caloroso saluto con un “mezzo” sorriso, sempre senza esagerare.
Grande DIBA e grazie per quello che ci hai regalato.