E’ importante ricordare che dall’inizio di quest’anno – a cominciare dal mese di febbraio – la fonderia ha potuto produrre (su un totale di trentaquattro settimane, compresa quella che inizia oggi) solo per la metà delle giornate lavorative previste dal calendario. Gli impianti sono stati, infatti, fermi per tre settimane tra febbraio e marzo; per cinque settimane tra maggio e giugno; per quattro settimane a luglio e per tre settimane, fino a questo momento, nel mese di settembre, mentre inizia la quarta.
La produzione a singhiozzo ha generato la sfiducia dei nostri clienti, inducendoli a ricercare altri fornitori in grado di assicurare una più regolare continuità nelle consegne. Va, altresì, evidenziato, che in questi periodi di prolungato fermo tutti i dipendenti sono stati sempre pagati dall’azienda anche in assenza della loro partecipazione al ciclo produttivo. Infatti nelle condizioni attuali – fermo amministrativo/sequestro giudiziario – non è possibile ricorrere alla cassa integrazione guadagni, ma solo alla mobilità.
La situazione finanziaria dell’azienda e l’impossibilità di acquisire nuove commesse, non avendo certezza di una futura ripresa produttiva, non permettono più all’azienda di continuare a riconoscere lo stipendio mensile ai propri addetti in assenza di produzione. Per tali motivazioni è stata inviata una comunicazione ufficiale alle organizzazioni sindacali con la quale si richiede un incontro per discutere sulle modalità e sui tempi della messa in mobilità di tutti i dipendenti .
“E’ una giornata – ha dichiarato il Presidente del Cda Mario Pisano – molto triste che giunge al termine di un percorso travagliato e complesso. Purtroppo, la tempistica degli accertamenti e delle decisioni degli organi inquirenti – ai quali si ribadisce anche in questa occasione il massimo rispetto e la più ampia disponibilità ad ogni forma di collaborazione – non può consentirci l’ulteriore prolungamento di una grave crisi oltre che produttiva, a questo punto, anche finanziaria. Il nostro auspicio è che la azienda riesca ancora a rimanere sul mercato, ma ciò prevede che si possa in tempi rapidissimi trovare una strada praticabile – ha sottolineato il Presidente Mario Pisano – che contempli la duplice esigenza di mantenere in vita, anche in forma ridotta, il ciclo produttivo nello stabilimento di Fratte e, nello stesso tempo, accelerare ed accompagnare il percorso di delocalizzazione che abbiamo provveduto nuovamente a rendere possibile con la sottoscrizione di un atto di compravendita di un suolo in area industriale nella provincia di Salerno.
“A tale proposito – ha concluso il Presidente Pisano – è opportuno ricordare che
siamo stati lasciati da soli senza alcuna voce a difesa del nostro lavoro imprenditoriale, esposti a critiche ingiustificate e strumentali che hanno avuto il solo effetto di rallentare, se non inopinatamente bloccare, ogni tentativo di avviare il progetto di insediamento della nostra attività in un’area considerata più idonea. E solo per memoria collettiva, va detto che già qualche anno addietro avevamo provveduto all’acquisto di un altro suolo dove delocalizzare l’impianto produttivo e presentato un progetto realizzativo, senza ottenere le autorizzazioni/prescrizioni per poterlo concretamente avviare ”.
F.to Mario Pisano
Presidente Fonderie Pisano & C SpA
REDDITO DI CITTADINANZA (come in tutta Europa Grecia ed Italia escluse)
I bastardi che hanno comprato le case a 2 lire ora possono rivenderle a 2000 ci sono riusciti un altro pezzo di storia di salerno che se ne va !!! e 120 famiglie in mezzo alla strada ! Complimenti ai comitati salute de sto ……!!!!
Come al solito in Italia punire chi non rispetta la legge diventa un problema, leggo commenti contro i cittadini che leggittimamente si son rotti le scatole e hanno urlato dopo 30 anni basta ci state uccidendo.
Possibile che solo in Italia non ci si rende conto che i fuorilegge vanno puniti sempre a prescindere se il debole si scoccia o meno di subire soprusi?
Solidarietà per le famiglie ma mangiarvi la pagnotta per tacere le malefatte del vostro padrone è stata la vostra unica grande rovina.
I pisano avevano tutto l’interesse di continuare a produrre in quelle condizioni, poiché é così che hanno fatto guadagni enormi e accumulato un immenso patrimonio. Non hanno mai voluto delocalizzare perché non conveniva !
Ora, per cominciare, donassero un appartamento a testa ad ogni operaio come risarcimento per i danni alla salute subìti e per sostegno al reddito, poi, la magistratura verificherà il resto nei confronti di cittadini ed ambiente.
Troppo facile “girare la pizza” ed incolpare chi ha pagato con la morte dei propri congiunti, ora, é tempo che rispondano i veri responsabili.
Merito della proprietà che se avesse avuto intenzione di delocalizzare lo avrebbe potuto fare negli ultimi 10 anni invece ha voluto aspettare il sequestro per usare i licenziamenti come arma per ricevere soldi pubblici in regalo.
la politica, vera responsabile dello scempio ambientale e lavorativo, si occupa di fuochi d’artificio e presenze alle processioni. i cittadini assuefatti da tutto questo si scannano tra di loro.LA GUERRA DEI PEZZENTI.
x Diego alle 23.49
ma che stai dicendo? Ma come ti permetti? Sono morte persone, tant’è che c’è una indagine della magistratura, e tu parli di speculazioni? Ma non ti vergogni?
Ti faccio notare che l’unico nuovo insediamento è il nuovo centro commerciale che darà un altro colpo al commercio salernitano a favore di grossi gruppi multinazionali. Se fai caso, si è cominciato ad indagare dopo che è iniziata questa costruzione. E’ un caso? Prima le grida della gente che moriva di cancro non le ascoltava nessuno così come nessuno, a cui competeva di salvaguardare la salute dei cittadini, e quindi le varie amministrazioni che si sono succedute oltre che la proprietà che si è arricchita sulla pelle della gente, ha mosso un dito fino a ieri. Questi sono i veri colpevoli e spero che presto vadano a giudizio, non la gente che muore di tumore e che giustamente reclama il diritto alla vita. Per i lavoratori dispiace e spero che presto ci sarà per loro, e per tutti coloro che perdono il lavoro per colpe non loro, ci sia il reddito di cittadinanza che esiste dappertutto eccetto che per Grecia ed Italia. Ma le organizzazioni sindacali dove erano quando questi scaricavano veleni nell’ambiente? Perchè non l’hanno impedito? Non posso crederci che non sapevano che i sistemi di abbattimento erano obsoleti ed inadeguati.
gli stolti accusano i comitati. ancora non arrivano a capire che c’è un solo colpevole di questa situazione: LA FAMIGLIA PISANO.
X Diego delle 23:49
Parli così perchè nessuno dei tuoi cari è venuto a mancare a causa di quelle fumaiole fuorilegge. Passati la mano sulla coscienza prima di pigiare i tasti.