Ieri, con una nota alla stampa, le Fonderie Pisano Spa hanno comunicato,l’avvio della procedura di mobilità per i circa 120 lavoratori che da mesi sono tenuti in bilico tra la prospettiva della delocalizzazione e quella del licenziamento. Si attendevano novità dalla Procura di Salerno o da Roma e, invece la notizia, quella che tutti i dipendenti non volevano arrivasse, è diventata ufficiale.
La nota dell’azienda. «Il Consiglio di Amministrazione delle “Fonderie Pisano & C. SpA” – si legge nella nota – riunitosi nei giorni scorsi negli uffici dello stabilimento di Fratte, ha deliberato l’avvio della procedura di messa in mobilità di tutti gli addetti che in esso operano. La decisione è esclusivamente motivata dalla disdetta (preannunciata per le vie brevi e in itinere dal punto di vista formale) delle più importanti commesse ricadenti nel portafoglio clienti e dal permanere dello stato di fermo dell’impianto di produzione senza alcuna ipotesi temporale di eventuale/condizionata riapertura. È importante ricordare che dall’inizio di quest’anno, a cominciare dal mese di febbraio, la fonderia ha potuto produrre (su un totale di trentaquattro settimane) solo per la metà delle giornate lavorative previste dal calendario. Gli impianti sono stati, infatti, fermi per tre settimane tra febbraio e marzo; per cinque settimane tra maggio e giugno; per quattro settimane a luglio e per tre settimane, fino a questo momento, nel mese di settembre, mentre inizia la quarta».
Lo scenario. Si aprono ora le trattative con i sindacati, che dureranno circa 45 giorni come da prassi, prima che il provvedimento prenda effetto. «La situazione finanziaria dell’azienda e l’impossibilità di acquisire nuove commesse, non avendo certezza di una futura ripresa produttiva, non permettono più all’azienda di continuare a riconoscere lo stipendio mensile ai propri addetti in assenza di produzione – continua la nota – Per tali motivazioni è stata inviata una comunicazione ufficiale alle organizzazioni sindacali con la quale si richiede un incontro per discutere sulle modalità e sui tempi della messa in mobilità di tutti i dipendenti».
La comunicazione, firmata dal presidente delle Fonderie,Mario Pisano, punta poi l’indice sui tempi, fin troppo dilatati, usati dalla magistratura per decidere sul futuro dello stabilimento. «È una giornata molto triste – ha dichiarato il presidente Pisano – che giunge al termine di un percorso travagliato e complesso. Purtroppo, la tempistica degli accertamenti e delle decisioni degli organi inquirenti, ai quali si ribadisce anche in questa occasione il massimo rispetto e la più ampia disponibilità a ogni forma di collaborazione, non può consentirci l’ulteriore prolungamento di una grave crisi oltre che produttiva, a questo punto, anche finanziaria. Siamo stati lasciati da soli senza alcuna voce a difesa del nostro lavoro imprenditoriale, esposti a critiche ingiustificate e strumentali che hanno avuto il solo effetto di rallentare, se non inopinatamente bloccare, ogni tentativo di avviare il progetto di insediamento della nostra attività in un’area considerata più idonea».
La nota rimarca anche altri aspetti legati al trasferimento delle attività. «Solo per memoria collettiva, va detto che già qualche anno addietro avevamo provveduto all’acquisto di un altro suolo dove delocalizzare l’impianto produttivo e presentato un progetto realizzativo, senza ottenere le autorizzazioni o prescrizioni per poterlo concretamente avviare». Tempi dilatati, di sicuro. Esattamente però come quelli che sono occorsi, almeno dal 2006 a oggi, per trovare un altro sito dove poter delocalizzare e costruire il famoso polo meccanico di cui spesso si è parlato, sulla carta, senza mai concretizzare. E se è vero che un terreno, nel 2012, era stato trovato per poi andare incontro al dietrofront del Comune di Giffoni Valle Piana, in cui ricadono i suoli che erano stati scelti, è altresì vero che il nuovo contratto di compravendita di un sito, di cui solo pochi sono a conoscenza, è arrivato in pochi mesi di trattative. Facendo quindi intendere
una volta eravamo noi cittadini a non essere ascoltati, ma abbiamo resistito per oltre 25 anni. I morti ve li portate sulla coscienza voi e il presidente della Pisano, che va’ raccontando frottole di qua e di la’ ora. Per carita’ rispetto per i lavoratori , ma la ruota e’ girata pretendete da Mario l’investimento, anzicche’ aprire gli occhi solo ora.
Complimenti ai comitati salute io ho vissuto a cappelle per 15 anni e sino all’anno 2000 non si senyiva uma mazza e purtoppo mi sono operato di tumore ma non è colpa delle fonderie ma di una patologia ereditaria…caro lorenzo complimenti ora dai a mangiare e da vivere alle famiglie dei licenziati vergognati si alla delocalizzazione ma il vostro cervello causa danni solo per fare propaganda…vai a lavorare nei call center che é meglio