Figlia del regista Nouri Bouzid, uno degli intellettuali che ha pagato il sostegno al progresso e alla laicità del suo paese con aggressioni e minacce – Leyla si cimenta in un racconto di formazione che incastona la crescita della protagonista nei fermenti ancora potenziali che attraversano la Tunisia. Il febbrile ribellismo della giovane – che canta di sogni e speranze e legge versi politicamente scandalosi durante i concerti – attira l’attenzione di solerti funzionari governativi dell’agonizzante regime di Ben Ali, che passano ben presto dagli avvertimenti minacciosi ai fatti.
Il film scorre su un doppio binario cadenzato da una tensione costante per entrambi: da una parte assistiamo alle prove di una rock band, alla costruzione entusiastica di canzoni che descrivono voglia di cambiamento e senso di indipendenza, vediamo costruire la psicologia della protagonista con scene delicate ed ellittiche, dall’altra seguiamo i conflitti di Farah, questo il nome della protagonista, con la madre impaurita, con il padre tenuto lontano dalla capitale per il suo rifiuto di iscriversi al partito dominante, con le strutture sociali e politiche votate a un’indiscriminata repressione per il mantenimento della propria forza.
“Appena apro gli occhi”, è uno dei tre film finalisti per il Premio LUX 2016, premio cinematografico giunto alla sua decima edizione, assegnato annualmente ad una pellicola di produzione europea dal Parlamento allo scopo di diffondere una diversa luce sull’integrazione, superando la barriera linguistica che ostacola l’esistenza di un mercato comune. Interverranno: (da Salerno) Giuseppe D’Antonio, direttore artistico di Linea D’ombra e Giancarlo Meneghini, direttore Ufficio informazione Parlamento Europeo; (da Roma) Ginella Vocca, direttore del MedFilmFestival.
Intanto, grande compiacimento ad oggi per tutti gli ospiti intervenuti. Dopo Michele Carfora e Giorgio Pasotti, è toccato a Paola Gassman e Ugo Pagliai. Per la figlia del grande Vittorio i due mondi s’incontrano ma l’osmosi che si crea tra il pubblico del cinema e quello del teatro è completamente diversa. «Negli anni ‘70 interpretai Marfisa nell’Orlando Furioso, prima nella versione teatrale e poi in tv – ha ricordato la Gassman.
Dopo il grande successo ottenuto nelle piazze di tutta Italia, la RAI decise di trasportare sul piccolo schermo il capolavoro di Luca Ronconi, ma il mezzo video non consentì di avvalersi dei due principi-guida: la partecipazione attiva del pubblico e la simultaneità delle varie scene che comprendevano la narrazione dell’opera. Da spettacolo vissuto si trasformò in visione». Solleticato sulle tragedie greche, anche Pagliai si schiera dalla parte del teatro. «Da alcuni anni la cinematografia mondiale guarda sempre più spesso alla drammaturgia greca – ha spiegato il maestro – e così ci ritroviamo di fronte a tanti colossal che, seppur edulcorati dall’aspetto favolistico, arrivano al grande pubblico lasciando l’impronta del mito. Ma nonostante questo, resto sempre dell’avviso che il teatro dà un emozione che il cinema che non dà».
La III edizione di Cinema è Teatro si concluderà il 3 dicembre con l’incontro con Peppe Barra (relatori il professore Stefano Pignataro e la docente Universitaria Ornella de Rosa, in salotto con la giornalista Cinzia Ugatti) cui seguirà la proiezione, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, del film Assunta Spina, versione muta del 1915 con Francesca Bertini.
Per informazioni: 089221807 – www.teatrodellearti.com.
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